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Consulenza in finanza aziendale per Basilea 2
PREMESSA:
COS’E’ BASILEA 2 L’Accordo
internazionale denominato comunemente “Basilea 2” si pone
il fine di aumentare la tutela dell’equilibrio monetario
internazionale. Tale scopo viene perseguito introducendo regole
nuove e più stringenti per il governo delle banche e degli istituti
finanziari; in particolare per ciò che concerne la gestione del
credito bancario e per quanto riguarda i criteri valutativi
utilizzati da questi soggetti per la sua erogazione. Inevitabile
conseguenza dei mutati scenari gestionali delle banche è il mutato
criterio operativo di selezione ed affidamento delle imprese che
ricorrono al debito bancario per finanziarsi. La
piccola e media impresa (PMI) abituata a confrontarsi con il proprio
referente bancario su basi poco consapevoli della propria situazione
finanziaria e comunque improntata a fornire garanzie patrimoniali
piuttosto che ad ottimizzare la propria struttura finanziaria, si
trova ora nella difficile situazione di essere valutata su basi
standardizzate, ed in base al voto ottenuto a poter accedere o meno
al prestito bancario (con costi nettamente diversi dello stesso). Nasce quindi l’esigenza dell’impresa di focalizzare la propria attenzione sulla funzione finanza, spesso relegata alla marginalità, in modo da migliorare la propria programmazione delle risorse e dei processi di sviluppo, la propria struttura ed anche la propria comunicazione finanziaria esterna in modo da ottenere il miglior “rating bancario” e quindi accedere al prestito bancario in tempi brevi, per gli importi necessari ed a costi (tassi d’interesse) minori. LA
STORIA SINO A BASILEA 2 Nel
1974 i governatori delle Banche centrali dei dieci paesi più
industrializzati del mondo (G10) diedero vita al Comitato di Basilea
con lo scopo di elaborare basi comuni in tema di requisiti
patrimoniali della banche. Tale comitato, ancora attivo, opera quale
“organo” della B.R.I. (Banca dei regolamenti Internazionali),
che, a sua volta, si occupa di sviluppare la cooperazione tra le
banche centrali ed altri operatori finanziari per favorire
equilibrio e stabilità monetaria. Nell’anno
1988 Il Comitato di Basilea introdusse il primo “Accordo
di Basilea sul Capitale”. Nei fatti le banche avrebbero dovuto
accantonare a “riserva intangibile” l’8% del capitale erogato
alla propria clientela a titolo di credito, con l’evidente scopo
di garantire alle banche aderenti un capitale fisso sufficiente ad
assicurare una gestione dell’attività creditizia prudente ed
efficiente. Con
il passare degli anni è risultato evidente come tale vincolo fosse
alle volte eccessivo ed alle volte insufficiente. Tale vincolo di
accantonamento percentuale infatti non teneva in considerazione il
profilo di rischio proprio dei singoli clienti degli istituti di
credito. Nel
2001, con la pubblicazione da parte del Comitato di Basilea
del “The New Basel Capital Accord”, è partita la
procedura di ridefinizione degli accordi, che attraverso una
complessa attività di confronto con le Autorità di Vigilanza dei
vari paesi ed una serie di indagini quantitative ha condotto alle
nuove regole di prudenza per le banche, definite per consuetudine e
complessivamente con il termine di “Basilea 2”. L’attuazione
dei nuovi accordi è prevista per la fine del 2006, con adesione
delle banche dal 01 gennaio 2007, ma l’adesione degli
istituti di credito a tale nuova procedura prevede un periodo di
“rodaggio obbligatorio” negli anni precedenti. Quindi già oggi
molte banche stanno rivedendo od hanno già implementato sistemi di
valutazione che consentono il rispetto dei nuovi vincoli stabiliti. L’Accordo Basilea 2, che tiene in considerazione le nuove capacità di valutazione del profilo di rischio della clientela e la maggiore complessità dei sistemi finanziari, prevede tre cosiddetti “pilastri” principali:
VALUTAZIONI
E ASPETTI PRATICI PER L’IMPRESA Gli
accordi di Basilea 2 sono stati uno spunto dato dal sistema
finanziario alle nostre banche per l’ormai necessaria profonda
riorganizzazione delle loro procedure interne, nell’ottica di
maggiore efficienza e contenimento dei rischi. Non
v’è dubbio che tale riorganizzazione sta cambiando l’approccio
degli Istituti alla propria clientela, introducendo basi di
valutazione più obbiettive e riscontrabili e diminuendo grandemente
l’importanza del “contorno patrimoniale dell’imprenditore” o
della fiducia personale che questi godeva. L’approccio
delle Piccole e Medie Imprese (PMI) al credito bancario deve come
conseguenza cambiare; le pratiche di “fido elettronico” non
lasciano scampo. Le nuove procedure di istruttoria si basano
principalmente sui dati contabili delle aziende, onde poterle
classificare, su basi riscontrabili, in fasce (rating) e di qui per
definire qualità e quantità dell’affidamento e costo (tasso di
interesse) dei finanziamenti. Evidente
dunque è l’esigenza di fornire una informazione contabile e
finanziaria di qualità. Nella PMI è frequente l’uso di politiche
di bilancio destinate a diminuire la pressione fiscale e ancor più
frequentemente il bilancio di esercizio è l’unico documento
contabile presentato a terzi (banca compresa) nel corso dell’anno.
Senza contare che per le società di persone, un rendiconto
contabile obbligatorio non esiste. Da
queste brevi considerazioni si capisce subito che i radicali
mutamenti nelle procedure bancarie devono spingere le imprese alla
ridefinizione delle loro politiche organizzative, contabili e di
comunicazione contabile-finanziaria, onde presentarsi e farsi
valutare nel modo migliore dalle banche cui chiedono le risorse
necessarie alla loro gestione. L’importanza
di quanto sta avvenendo e di quanto avverrà deve essere valutato
anche avendo presente che le politiche di sviluppo degli istituti di
credito italiani potrebbero anche spingersi verso i livelli di
clientela migliore, abbandonando la clientela marginale (rating
mediocri) ad altre banche, che avendo minore concorrenza, potrebbero
aumentare il costo dei finanziamenti a tali imprese oltre a quanto
la loro mediocre valutazione potrebbe già portare. Di questi aspetti critici l’imprenditore si deve rendere conscio molto prima che gli accordi Basilea 2 trovino ufficiale applicazione (01 gennaio 2007) e sicuramente in via previsionale, prima cioè che giunga il momento di rinnovare le linee di credito in scadenza naturale o di richiederne di nuove ed onde evitare di ricevere, improvvisamente, la revoca o riduzione dei fidi in essere od il diniego per nuove richieste o quantomeno un maggior onore per i fidi erogati. STRUMENTI
OPERATIVI E’
bene premettere, onde evitare facili confusioni, che lo scoring
ed il rating (valutazioni) alle imprese saranno assegnati
dalle singole banche ed ognuno definirà il suo per ogni impresa
cliente. In base ad essi verrà definita lo specifico profilo di
affidamento bancario (quantità, qualità, durata e costo). Tutte
le procedure di valutazione degli istituti di credito si basano e
baseranno però su comuni strumenti di analisi finanziaria di
bilancio, con differenze più o meno marcate tra le varie banche. E’
dunque fondamentale operare un monitoraggio preventivo della
situazione delle singole imprese che devono affrontare
l’istruttoria di fido e questo su almeno due piani:
Le
aziende, le piccole e medie imprese in particolare, devono quindi
imparare a focalizzare la loro attenzione non solo sugli aspetti
produttivi, commerciali e fiscali, ma anche verso una corretta
pianificazione finanziaria. Le scelte aziendali devono pertanto
tenere in considerazione anche le variabili legate al reperimento e
gestione dei fondi necessari alla loro crescita e sviluppo. E’
in questa fase di transito e nella successiva di stabilizzazione del
sistema che la consulenza di un esperto professionista può aiutare
l’imprenditore nella analisi e razionalizzazione della posizione
finanziaria aziendale, individuando gli aspetti critici, trovando le
soluzioni adeguate e meno onerose e mettendo in grado
l’organizzazione di proporre alle banche una corretta e
trasparente comunicazione contabile-finanziaria secondo le necessità
informative stabilite dal sistema Basilea 2. Sicuramente
i costi di un intervento consulenziale specialistico saranno minori
rispetto ai benefici ottenibili in termini di minor costo
dell’indebitamento e miglioramento della organizzazione e
struttura aziendale. IL
PLUS: lo
studio nell’analisi finanziaria
e di bilancio della piccola e media impresa ha maturato particolare esperienza
che unita alla profonda
conoscenza degli adempimenti contabili e di bilancio ne fanno un
valido interlocutore dell’azienda non solo in questa fase
transitoria, ma anche nella successiva fase di reale applicazione
delle nuove procedure di Basilea 2. Il particolare, il Dott. Paolo
Malagoli ha conseguito due specializzazioni post-laurea in analisi
finanziaria e finanza aziendale ed in finanza d’impresa.
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